Bugatti & Gulinelli

Questa poco conosciuta società fu la prima esperienza in proprio di Ettore Bugatti che, insieme ai conti Gulinelli, decise di realizzare una delle prime vetture dalle caratteristiche sportive completamente italiane. Lavorando presso Prinetti & Stucchi aveva già avuto modo di costruire un primo prototipo, ma è solo con la Tipo 2 che tutti gli elementi ideali che avrebbero caratterizzato le grandi Bugatti dell’avvenire –eccezion fatta ovviamente per la Royal- iniziano ad essere elaborati in autonomia: l’auto esposta al Salone dell’automobile di Milano del 1901 può già vantare la leggerezza, la maneggevolezza, la semplicità e a perfezione costruttiva che accompagneranno la storia del Patron nelle successive esperienze e nei capolavori degli anni venti e trenta.

La Tipo 2 poteva contare su un peso ridotto per quegli anni, pari ad appena 650 kg, e prestazioni di tutto rispetto, superando agevolmente i 60 km/h grazie al motore da tre litri. Dal punto di vista meccanico comprendeva le migliori innovazioni dell’epoca, tra cui un cambio a quattro marce e una trasmissione a catena. Grazie anche al design moderno -a differenza di altri prototipi coevi ha già quella che definiremmo la forma di un’auto- ottenne un meritato successo al Salone, conquistando il Gran Premio d’Onore e la Coppa Città di Milano con la seguente motivazione:

La vettura di intera fabbricazione italiana risultata la più veloce fra quelle esposte, che alla velocità unisce i requisiti di semplicità, ottimo funzionamento ed eccellente costruzione geniale

Nonostante l’eccellente costruzione geniale solamente pochi esemplari vennero costruiti e, dopo essersi dedicato alla preparazione di altri due nuovi modelli, il rapporto con Gulinelli si interruppe. Nel frattempo il giovane Ettore accettò la proposta di collaborazione del barone De Dietrich, attirato dall’abilità dimostrata con la Tipo 2, ma rifiutando un primo invito a trasferirsi in Alsazia; nasce così la Bugatti-Dietrich. Ovviamente non è che l’inizio per la storia di Bugatti, che in seguito avrebbe accettato altre offerte di collaborazione trasferendosi a Colonia prima di approdare alla celebre fabbrica di Molsheim.

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