100 anni di Le Mans

Sono passati esattamente 100 anni dalle 16:00 del 26 maggio 1923. Da quel freddo pomeriggio primaverile il mondo del motorsport sarebbe cambiato completamente, grazie a tre signori francesi e alla loro idea di creare una gara apparentemente impossibile da terminare, con le auto costrette a correre ininterrottamente per un giorno e una notte. Sorprendentemente solo tre vetture non finirono la competizione.

Diverse gare erano già state organizzate durante la Belle Epoque dall’Automobile Club de Sarthe -dal 1913 ribattezzato Automobile Club de l’Ouest, ACO, tuttora organizzatore della gara- ma erano su lunghi percorsi attraverso strade pubbliche e solitamente occupavano solo le ore di luce. La prima guerra mondiale aveva inferto poi un colpo molto grave all’industria automobilistica europea e sarà proprio nel corso degli anni ’20 che sorgeranno alcune delle più importanti competizioni.

La partenza NON in stile Le Mans, introdotta solo nel ’25

Durante il salone di Parigi del 1922 Georges Durand -segretario dell’ACO- ebbe modo di parlare informalmente con altri due grandi appassionati che, come lui, condividevano il sogno di riportare in vita le grandi gare di un passato prossimo che sembrava ormai remoto. Questi erano Emile Coquille, rappresentante del produttore inglese di ruote Rudge-Withworth, e Charles Faroux, giornalista sportivo che per primo propose di organizzare una gara in notturna. La corsa sarebbe poi stata organizzata sulle più famose 24 ore del mondo; mentre la Rudge-Withworth avrebbe organizzato un premio triennale da ben 100.000 franchi per premiare il migliore risultato su tre edizioni consecutive, insieme a coppe e coppette che avrebbero dovuto stimolare diversi classi e di conseguenza incentivare lo sviluppo dell’automobilismo su diverse strade.
Questi premi, così diffusi all’epoca, ebbero vita breve, mentre la 24 heures spegne felicemente le 100 candeline.

Bugatti Avrebbe dovuto aspettare quasi quindici anni prima di potersi affermare nella classifica assoluta di Le Mans

E come fu quella prima edizione? Iniziamo dal regolamento, rimasto pressoché invariato fino all’inizio degli anni trenta. Le auto dovevano essere rigorosamente di serie, con parafanghi, fari, capote -con obbligo di utilizzo per almeno 20 giri- e quanto si trovasse sulle vetture a listino dei costruttori. Le auto potevano essere due posti solo se con cilindrata inferiore a 1.100cc, altrimenti avrebbero dovuto ospitare almeno quattro sedute. Solo un pilota per volta poteva essere a bordo, di almeno 60 kg, con 60 kg di zavorra per ogni altro posto della vettura. Solo il pilota poteva poi trafficare con l’auto, potendo in compenso portare sulla vettura ogni pezzo gli potesse occorrere per le riparazioni. Insomma, siamo ben lontani dagli sport prototipi attuali.

Gli aggiornamenti della gara durante la notte

La gara, partita come la quasi totalità delle edizioni alle 16:00 spaccate, viene battezzata da un violento temporale che rende fin da subito paludosi i tratti non asfaltati del percorso. Nonostante questo, delle 33 auto alla partenza ben 30 saranno sopravvissute all’estenuante competizione, un risultato he stupì prima di tutto gli organizzatori.
Il tracciato, come detto in buona parte non asfaltato, toccava già località poi divenute leggendarie, come Mulsanne o Arnage e le vetture affrontarono fin dal primo anno i celebri 6 km dell’Hunaudières.

la Chenard-Walcker che sarebbe giunta seconda


La migliore in assoluto alle 16:00 del 27 maggio 1923, con una media di 92 km/h, sarebbe risultata una Chenard-Walcker, costruttore per il resto dimenticabilissimo che, a parte qualche exploit negli anni venti, a fatica avrebbe tirato fino al ’51.
Il giro più veloce sarebbe andato invece a una Bentley 3 litres, costruttore che si sarebbe affermato cinque volte nelle successive sette edizioni, iniziando così la propria leggenda.

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