Dopo le Ferrari Monza e la Mclaren Elva, anche Lamborghini presenta una vettura da pista barchetta, derivata in questo caso dalla poliedrica Aventador, che negli anni precedenti si è prestata a one-off di tutti i tipi. Il risltato ci piace, e molto.

Lo stile è più simile a quello della magnifica Aventador J di qualche anno piuttosto che a quello della più recente Essenza SCV12, di cui fortunatamente non riprende l’affascinante ma strano anteriore, ma solo il laterale, unendolo ad alcuni dettagli della Huracan GT3 Evo. Telaio e motore solo invece quelli della SVJ, da ui è ripreso anche il mostruoso V12 da 6,5 litri e 770 cv.
Il risultato è un’auto decisamente muscolare, con linee molto tese e angoli netti, marchio di fabbrica per le ultime auto di Sant’Agata, ma che non sempre nelle versioni aperte ha mantenuto il fascino delle coupé. Non è questo il caso, e il laterale mostra tutta l’abilità dei designer della Casa, che hanno saputo coniugare il proprio stile con un tipo d’auto che generalmente predilige forme più gentili e morbide. Si pensi alla barchetta più famosa, la sempre stupenda Ferrari 166MM, prima e tutt’ora migliore del genere, e a quanto sia differente, anche per dimensioni, a questa vettura.

L’auto dovrebbe rimanere un esemplare unico, ulterire frutto della fertle collaborazione con la Squadra Corse, ma non si può esludere che questo recente desiderio di auto aperte ad altissime prestazioni possa avere seguito con un modello dedicato, del resto già la SC20 è omologata per l’uso su strada, grazie agli elementi in comune con l’Aventador. Forse avremmo scelto dei colori differenti, le tre tonalità dal gusto astronomico (blu Cepheus, nero Cosmos e bianco Leda) non sembrano proprio le più adatte a una vettura visivamente così aggressiva.
I curiosi nomi saranno legati al fatto che la foto di apertura d’articolo è stata realizzata al Centro Radiotelescopco di Medicina, a Bologna? Il proprietario è appassionato di cosmologia o dei film di Antonioni? Proprio ai Radiotelescopi è stato girato Deserto Rosso, che nulla ha a che fare con l’astronomia, ma che ricorda inconfutabilmente Marte. Una volta gli astronauti guidavano le Corvette, magari ora preferiscono Lamborghini.