La storia della Austro Daimler è piuttosto complessa, in estrema sintesi nacque come costola austriaca della Daimler, da cui però si divise alla vigilia del primo conflitto mondiale. In questo periodo non mancarono successi sportivi, anche per merito della collaborazione di un giovane Ferdinand Porsche, ma dopo la conversione della produzione bellica l’azienda fatica a risollevarsi e, dopo una serie di fusioni, termina nei primi anni ’30 la produzione di vetture civili.

L’auto di cui vogliamo parlare in questa sede è una delle ultime prodotte: una ADR 6 Bergmeister del 1932, ultima evoluzione del modello ADR a sei cilindri. L’auto è un bel cabriolet con carrozzeria di Oeffag, il carrozziere di fiducia della Austro Daimler, che, nella sua officina di Wiener Neustadt, produsse alcune delle più belle vetture della Casa. La carrozzeria bicolore, le cromature audaci sul laterale e l’ampio baule rendono questo esemplare un appariscente ma efficace mezzo tra i valichi alpini.
L’auto non è però solo una lussuosa vettura flamboyant, si tratta in effetti del naturale sviluppo delle vetture da corsa progettate da Porsche nei primi anni ’20, che tante vittorie fruttarono nelle mani di Hans Stuck. Karl Rabe, successore di Porsche nel frattempo passato a Daimler, applica le nozioni apprese dagli anni di collaborazione coll’illustre predecessore a vetture maggiormente adatte a un uso quotidiano, pur conservando le qualità sportive che ne avevano decretato il successo nelle più ardue cronoscalate. Per ottenere prestazioni adeguate -si tenga a mente che il mercato di sbocco era essenzialmente quello austriaco e il naturale ambiente quello alpino- le vetture godevano di un rapporto di compressione di 7,3:1, notevole per l’epoca, e di una coppia in grado di farla viaggiare con nonchalance tra i passi alpini. Il motore, che nella finale Bergmeister era un 3614 cc da 120 cv, permetteva una velocità massima di circa 160 km/h, con la giusta carrozzeria, quale senza dubbio è quella dell’auto qui descritta.