Ballot: da Indianapolis a Chantilly

Chantilly Arts & Elegance è un concorso che si è ormai pienamente affermato da un punto di vista mondiale, eppure, come tutti i concorsi europei, mantiene, e a nostro avviso giustamente, una predilezione per le vetture sue connazionali. Villa d’Este ha da sempre una connotazione piuttosto campanilistica che neppure lo sponsor BMW ha potuto scalfire. I diversi concorsi inglesi, primo fra tutti il Concours of Elegance, hanno un gusto orientato verso le grandi marche d’Albione. Fanno forse eccezione i tedeschi, che però difettano di un grande Concorso, sebbene Masterpieces, il concorso d’eleganza organizzato presso Schloss Dyck, si stia rapidamente espandendo. Ma non divaghiamo. Una delle case automobilistiche cui sono stati resi gli onori nell’edizione 2019 è stata Ballot, vogliamo quindi parlare di due particolari modelli, due magnifiche vetture con una storia ricca, sebbene ottenuta in buona parte oltre i confini d Francia.

Parliamo della 3/8 LC Grand Prix, un’auto con un otto cilindri da tre litri, pensata per prendere parte alla 500 miglia di Indianapolis che, nata nel lontano 1911 era nel 1920 già una gara più che affermata, era anzi la competizione più importante del mondo, un’efficace vetrina anche per le piccole aziende che cercavano di farsi conoscere. Ballot, che era nata come fornitrice di motori per aziende terze, tra cui anche Delage, decise di cimentarsi nella massima corsa automobilistica nel 1919. Il centenario di questo tentativo è infatti l’occasione dei festeggiamenti al Concours d’état.

Il modello con cui Ballot prese per la prima volta parte alla competizion è però la 5/8 LC Indianapolis, pensata ancora una volta appositamente per la gara americana, con un motore di cinque litri e una velocità di punta di 200 km/h, cifra molto elevata se pensiamo che era raggiunta esattamente cento anni fa. Ancora più elevata se pensiamo a come dovevano essere i freni. Il modello, di cui era presente in esposizione l’esemplare che ottenne la pole position ma che fallì a terminare, riuscì a conquistare un quarto posto, tornando in patria come un eroina e potendosi annoverare tra gli emergenti costruttori di vetture prestazionali.

Per l’anno successivo l’auto presentava un motore simile ma di cilindrata ridotta a causa di un cambiamento o del regolamento, appunto la 3/8. L’auto esposta, un esemplare eccezionale anche tenendo solo conto del design, riuscì a conquistare un secondo posto assoluto a Indianapolis. Il risultato più significativo fu tuttavia la conquista della prima edizione del Gran Premio d’Italia, mentre al Gran Premio di Francia la dominazione di questo esemplare venne interrotta dalla foratura di uno pneumatico causata da una pietra sul tracciato. Altri tempi. l’importanza storica di questa vettura è eccezionale, in particolare se si pensa che la casa costruttrice aveva appena un’anno di esperienza.

Lasciando da parte gli aspetti più tecnici e storici, basta ammirare queste vetture per rendersi conto della causa della loro presenza sui verdi prati del castello: sono auto assolutamente incredibili, anche rispetto ai già curiosi standard delle concorrenti coeve: il serbatoio cilindrico bene in vista, la ruota di scorta inserita verticalmente nella carrozzeria, la posizione arretrata del pilota con gli scarichi appena sotto il braccio. Auto eccezionali che hanno segnato la nascita di una Casa che troppo spesso viene scordata ma che negli anni ’20 ha rappresentato uno dei vertici del mercato francese. La fortuna di avere concorsi che si concentrano su produttori anche di seconda importanza consiste proprio nella riscoperta di un periodo in cui non erano secondi a nessuno. Sfortunatamente Ballot non riuscì mai a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, ma il risultato nei principali Gran Premi europei ne ricompensò gli sforzi.


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