La nuova Ferrai non è bella. E’ notevole, impressionante, probabilmente sbalorditivamente veloce in pista, ma è diversa e certamente lontana dalla calssica bellezza della Rossa. Si tratta non dell’ultima arma di Maranello, ma della prima di questo nuovo capitolo della sua Storia, una Storia che sarebbe difficile sostenere essere propria del Cavallino.
Andiamo con ordine. La SF90 Stradale -il richiamo alla F1 non potrebbe essere più evidente- è la prima Ferrari di quello che sarà probabilmente il nuovo segmento in cui la società vuole incunearsi, un segmento per la verità quasi inesplorato da tutti i costruttori: la via di mezzo tra la Supercar e l’Hypercar. Certo, le prestazioni promesse sono degne dalla LaFerrari, ma il prezzo intorno ai 500.000 € è notevolmente più vicino a quello delle auto “di serie” di Maranello, anzi piuttosto basso per un modello del genere. Ricordiamo che la F12 TdF -auto eccezionale- era venduta a un prezzo simile, pur condividendo molto con la F12 prima serie -auto eccezionale essa stessa- e non essendo certo acclamata come il nuovo corso delle vetture Ferrari. La storia recente ne ha poi tributato i dovuti onori con valori che ormai superano gli 800.000 €, pari o superiori a quelli della 599 GTO -un’auto più che eccezionale.
Ovviamente mezzo milione di euro per un’auto nuova sono una bella cifra, ma Ferrari non è certo famosa per auto economiche e prezzi ragionevoli, perciò ci sembra che questa baby hypercar -che di baby, numeri alla mano, non ha nulla- sia qualcosa di veramente nuovo nella strategia della Casa. Raramente gli annunci dei costruttori riguardo la filosofia con cui trasformano pelle, carbonio e acciaio in opere d’arte corrisponde alla realtà della fredda politica aziendale, ma gli ultimi anni hanno scombussolato il mercato -e gli strascichi di questi sradicamenti li soffriremo per parecchio- spostando l’attenzione di grandi Maison su temi che avrebbero dovuto trattare con sarcasmo e qualche che risata. Intendiamoci: se si fanno le supercar plug-in per ottenere prestazioni migliori senza fare ricorso ai turbo -ottenendo con una tecnologia così estranea alle emozioni, un incremento delle emozioni stesse- possiamo anche essere d’accordo. Non lo potremo mai essere del tutto per l’alterazione del rapporto auto-uomo, che diventerebbe per forza di cose un rapporto auto-computer-uomo. Tuttavia possiamo anche considerare con occhio benevolo una McLaren P1, una Porsche 918, perfino una all-electric come la Regera, ma non possiamo tollerare che di una Ferrari si dica che con la modalità elettrica si può entrare gratuitamente nelle zone a basso emissione di CO2. Che tra le varie opzioni ci sia la modalità eDrive -assente sulla LaFerrari- come se un’auto del genere fosse da guidare in modalità solo elettrica. E questo con un motore V8 turbo, non con un grintoso V12: al vertice della catena alimentare a Modena ci sarà una vettura con otto cilindri, altro evento nuovo guardando agli ultimi anni.
Dove stiamo andando? A parte che con 500.000 € d’auto -di cui quasi la metà va via in tasse- uno potrebbe entrare dove vuole, quando vuole e aggiungeremmo come vuole, anche in sovrasterzo; stiamo parlando di una vettura che non dovrebbe avere limiti se non quelli fisici e al massimo del traffico: come si può accennare tra i suoi lati positivi alla possibilità di andare in modalità elettrica.
Chi ci sta portando? Spiace dirlo, ma quando fra qualche anno sarà sempre più dura passare per esser gente per bene guidando auto a benzina, la colpa non potrà che ricadere in primo luogo sui costruttori che supinamente hanno accettato quale destino incontrovertibile quello dell’elettrificazione. Tra questi figurerà anche Ferrari che con quest’auto ha piantato un chiodo in più nella bara dell’auto a combustione interna.
Passiamo dopo questo excursus a trattare il design di questa vettura, design complesso, che ci riserveremo di analizzare più in profondità ammirando l’auto dal vivo, speriamo già a Chantilly. Definirla una navicella spaziale sarebbe un eufemismo, da dovunque si guardi questa vettura si capisce che cerca di presentarsi come un oggetto dal futuro, come qualcosa di innovativo e, in parte, in rottura con il passato. Rimane sempre di difficile digestione la presa d’aria laterale, dovuta al turbo, che ne spezza la linea e, in questo caso, costringe a una curiosa forma l’abitacolo, nettamente tagliato posteriormente. Interessante anche l’anteriore e il posteriore, diversi dalle solite Ferrari e probabilmente pionieri di un nuovo stile della Casa, con elementi e prese d’aria nette e sottili, tendenti a nascondersi, molto differenti da quelle ampie e ariose dell’ormai vecchia 458. Anche i fari sono radicalmente cambiati, nascosti e incassati nel corpo della vettura, fatto questo che si era già potuto osservare negli ultimi modelli.
Un’auto strana questa, forse fra qualche anno sembrerà tutto cosi naturale, ma per ora è molto strana. Anzi, sospetta. Questa è forse la parola migliore per descrivere la vettura incriminata: si tratta di un compromesso pericoloso, in bilico tra il naturale aumento di prestazioni e la pericolosa -e odiosa- snaturalizzazione di un Marchio, anzi del Marchio. Temiamo però che la storia sia già scritta e se quest’auto è sospetta, il futuro SUV sarà certamente colpevole.