Tra tutte le auto che con le loro ruote benedicono i prati dei migliori concorsi d’Eleganza ve ne sono alcune che immediatamente si riconoscono per una curiosa miscela di bellezza, eleganza e stravaganza. Sembrerebbe un paradosso l’incrocio tra le ultime due caratteriste, ma è proprio la loro perfetta combinazione a generare la prima -e probabilmente la più importante- delle tre: una bellezza che riempie di stupore.
In questo caso stiamo parlando della Mercedes 500K e della sua erede, la 540K.
Notevole eccezione tra le vetture d’anteguerra, le Mercedes raramente portavano carrozzerie disegnate dai grandi maestri, essendo in genere rifinite a Sindelfingen, dalla Casa stessa. Ciò non deve portare a credere che si parli di un’auto di massa: le infinite trasformazioni stilistiche, possibili su ogni disegno, si aggiungevano a un intricato schema di carrozzerie, con due o quattro porte e due, quattro o sei posti, per poter permettere al cliente la massima personalizzazione. I due modelli di punta erano, per quanto riguarda il lusso, la 770K e, per quanto riguarda la sportività, la 500K e, a partire dal ’36, la 540K. Notoriamente la K sta per Kompressor, essendo queste vetture dotate di compressore per una potenza extra, nel caso dell’ultima si tratta di una somma elevata per l’epoca, circa 180 cavalli.
Dopo questa breve introduzione, presentiamo l’esemplare a cui vogliamo in questa sede prestare maggiore attenzione: una 540K Cabriolet A, la più sportiva tra le tre versioni possibili, solo 83 realizzate. Più precisamente stiamo trattando la Mercedes appartenuta a Lucy Franchi, proprietaria insieme al fratello Pierre del noto locale la Roulotte, a Parigi. Quando commissionò la vettura nel 1936 ne decise anche la rara bicromia: troppo spesso queste vetture sono verniciate in un austero nero, quando in realtà si tratta di auto, come abbiamo accennato nell’incipit dell’articolo, votate si all’eleganza, ma anche a un tocco di stravaganza che ne accentui la magnifica carrozzeria.
Nel dettaglio la vettura sotto esame si presenta di un bel blu scuro con anteriore panna, un connubio ideale sia per donarle grande equilibrio che per enfatizzarne la lunghezza, di tutto rispetto per una due porte. Anche le ruote sono verniciate in tinta con il cofano -una vera rarità- e forse ci saremmo persino spinti a montare su questo magnifico esemplare ruote con fascia bianca, ma forse si sarebbe ceduto troppo alla stravaganza. Certo è che le foto non le rendono sufficiente giustizia: non c’è un dettaglio in questa vettura che non lasci stupefatti, anche grazie al meticoloso restauro che ne ha messo in evidenza sia i magnifici colori esterni che l’altissima qualità degli interni -anch’essi bicromi- che possono contare su materiali eccezionali per una vettura eccezionale: basti citare il classico cruscotto in madreperla, tipico delle Mercedes degli anni ’30.
C’è poco da poter discutere quando si incontra un’auto di tale grandezza, è vero che ogni Mercedes dell’epoca era unica a modo suo, ma alcune -parafrasando Orwell- sono più uniche delle altre. E questa è tra quelle uniche tra le uniche. Come abbiamo già detto in altre occasioni, per poter apprezzare al 100% una vettura bisognerebbe possederla, per apprezzarne le qualità invece la si dovrebbe poter ammirare dal vivo. In foto si può al massimo intuirle. Pur essendo la nostra protagonista una vettura molto fotogenica e pur essendo bellissima anche in foto, è dal vivo che sprigiona tuta la sua essenza. Se poi teniamo conto del fatto che al Concorso d’eleganza di Villa d’Este anche un’utilitaria godrebbe del fascino sprigionato dal luogo e dal panorama, non possiamo che congratularci e ringraziare Hans Hulsbergen, il fortunato proprietario di questo gioiello, per averla presentata al pubblico.