Stirling Moss, addio a una leggenda

Dopo una lunga malattia si è spento nella giornata di ieri una delle ultime leggende degli anni d’oro dell’automobilismo: Sir Stirling Moss. Il pilota inglese, celebre per la vittoria alla 1000 Miglia si è ritirato a tutti gli effetti dalle competizioni solo nel 2011, ma già dopo l’incidente del 1962 decise di non prendere più regolarmente parte ad alcun campionato.

Stirling Moss nasce nel 1929 a Kensington, in una famiglia che aveva già legami col mondo delle auto da corsa: il padre arrivò infatti 14° alla 500 miglia di Indianapolis nel ’24, mentre la sorella prese parte a diversi rally e sposò Erik Carlsson. Per il futuro campione non fu quindi difficile convincere il padre all’acquisto di una Cooper 500, auto con cui iniziò la sua carriera automobilistica. Oltre alle Cooper, Moss corre anche su Kieft e prende parte a diverse gare in formula 3, nel 1951 partecipa invece con una HWM-Alta al suo primo Gran Premio, in Svizzera. Come sarà solito negli anni successivi, il vincitore assoluto è Fangio, mentre Moss si deve accontentare di un 8° posto, di tutto rispetto per essere la prima competizione nella massima serie dell’automobilismo. Il copione si ripeterà però negli anni successivi e nonostante abbia corso altri 66 Gran Premi, vincendone ben 16, non gli riuscì mai di vincere un titolo mondiale, risultando tutt’ora il pilota con più GP vinti senza ottenerlo. Un vero peccato, ma pare non se ne sia mai fatto un cruccio, anche perché ebbe ben altre soddisfazioni.

Infatti negli anni ’50, la F1 non era considerata il naturale sbocco per ogni pilota: altri eventi, in particolare competizioni di durata, erano ben più seguiti dal pubblico e spesso anche più desiderate dai piloti, quando non temute. Tra queste, due spiccavano sopra tutte le altre: la 24 ore di Le Mans e la 1000 Miglia. La prima il nostro campione non riuscì mai a vincerla, pur andandoci vicino svariate volte, forse perché, pur correndo con molte case, fu sempre legato alla propria nazione e preferì, avendone la scelta, correre con vetture inglesi, come disse una volta:

È meglio perdere con onore in una vettura inglese che vincere con una vettura straniera

Sir Stirling sapeva però anche scegliere il cavallo vincente e, tra le numerose Jaguar e Aston Martin che ha guidato nel corso della carriera, spiccano altre due famose Case che l’hanno messo alla guida delle loro vetture: Mercedes e Ferrari.

Moss e Jenkiss scrissero la storia della Corsa più bella del mondo vincendo nel 1955 con il record di 10 ore 7 minuti e 48 secondi. Vale a dire a una media di 1157 km/h per circa 1600 kilometri

Con la prima si è distinto in numerose gare di durata, tra cui la celebre vittoria alla 1000 Miglia del 1955, che merita un capitolo a parte, e con la seconda si è imposto due anni consecutivi al TT di Goodwood, oltre che in numerosi trofei lì organizzati. Nel ’62 viene gravemente ferito in un incidente proprio nel sopramenzionato circuito e, dopo esser stato ben 30 giorni in coma, riesce gradualmente a ristabilirsi. Forse avrebbe potuto tornare, con la calma e il giusto tempo, a correre nella forma precedente all’infortunio, ma la decisione di ricominciare molto presto a competere ai massimi livelli scoraggia ulteriori tentativi nelle serie principali. Nonostante questo, Moss ha sempre continuato a correre in varie rievocazioni storiche fino al 2011, quando, durante le prove della Le Mans Classic, ammise che per la prima volta aveva avuto paura di salire su un’auto da corsa. L’auto era una Porsche RSK e Moss aveva la bellezza di ottantadue anni, dire che la sua sia stata una carriera lunga e ricca sarebbe un eufemismo.

Due delle auto più famose con cui Moss corse a Goodwood: una DB4 GT e una 250 GT SWB

Un ultimo pensiero è relativo all’unica volta in cui siamo riusciti ad ammirare il campione, in compagnia della magnifica Mercedes 300 SLR numero 722, alla 1000 Miglia del 2015, invitato per commemorare i sessant’anni della sua mitica vittoria alla Corsa più bella del mondo, aprì infatti la corsa. Sfortunatamente è mancata la prontezza di una foto immediata, ma si distingue abbastanza bene l’auto… quanto al pilota, beh basti dire che è lui e che ci spiace non poter sognare di rivederlo nel 2025


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