Come anticipato dalla casa stessa e dal nostro precedente articolo, a Ginevra è stata presentata la nuovissima Bugatti Atlantic, pardon Voiture Noir: un concentrato di tecnologie e prestazione -che lasciano poco spazio ad ampie manovre nel design- completamente basato sulla Divo, dunque sulla Chiron. Novità? Nel design si, ma nulla a che vedere con l’Atlantic.
Il motore è il classico W16 da 8 litri, in grado di sviluppare ben 1.500 cv -cifra assurda fino pochi anni fa, ma in difficoltà confrontata alle nuove elettriche, come la Pininfarina da 1.900 cv- che la pongono nell’Olimpo delle Hypercar, al vertice della catena alimentare, senza dubbio nell’ambito prezzo. Al proprietario è costata la bellezza di -tasse escluse- 11 milioni di euro: prezzo elevato per avere una Bugatti one-off del XXI secolo, e che noi crediamo sarebbe stato meglio speso per una Bugatti one-off del XX secolo. E non una EB110. È l’auto nuova più costosa di sempre, primato difficilmente battibile, ma ci sembrava al sicuro anche quello della Rolls Royce di due anni fa… Chissà cosa ci riserverà il fruttuoso mondo delle personalizzazioni, del resto si mormorava di una vettura da ben 16 milioni per Ferdinand Piëch.
Ricordiamo che la Divo base ha già un prezzo di listino di ben 5 milioni, perciò lavorarci sopra, oltre ad essere molto difficile per via dell’elevatissimo concentrato d’ingegneria in un auto del genere, si rivela estremamente costoso. Sei milioni in più per avere la carrozzeria e gli interni modificati è una cifra enorme anche nel mondo delle auto di lusso, tuttavia in linea con quello della Rolls Royce Speedtail.
L’unica somiglianza degna di nota -non vogliamo considerare nemmeno i sei un scarichi messi lì giusto per richiamare il modello e che poco c’entra noi con il resto dell’auto- è nella pianta, in cui le generose curve della carrozzeria richiamano la figura slanciata dell’originale, anche se occorre sottolineare che anche la Veyron produceva lo stesso effetto. Comunque è encomiabile il tentativo di slanciare la carrozzeria, sebbene ancora molto lontano dall’eleganza dell’Atlantic.
Siamo dunque sorpresi? Per nulla. È esattamente come ci aspettavamo: una bellissima auto, potentissima, con un design rinnovato ma non particolarmente innovativo. Alcuni dettagli sono molto belli, pensiamo per esempio all’unitaria fanaleria posteriore, sinuosa ed elegante, ma che nulla ha in comune con le sobrie e nascoste luci tonde della vera Atlantic.
Quanto c’è dunque di quest’auto leggendaria? Poco niente. Ferisce sopratutto che nel design non si sia pensato a una qualche dedica più efficace e in grado di richiamare le linee e le forme originali in maniera innovativa. Neppure la griglia frontale è stata cambiata per ricordale l’amigdala della 57SC. Fortunatamente hanno avuto il buongusto di cambiarle nome e di non evocare una delle più straordinarie auto di tutti i tempi per battezzare una one-off che difficilmente verrà ricordata fra 80 anni, ma chiamarla come la vettura personale di Jean Bugatti stride comunque un po’.
Di positivo c’è senza dubbio che ci sarà ancora più stimolo a cercare la scomparsa
Voiture Noir -che rappresenterebbe il più grande ritrovamento automobilistico possibile, il Santo Graal dei barnfind– vista per l’ultima volta per le strade di Bordeaux nel 1942.
E sicuramente aveva una presenza diversa da quella della discendete ginevrina.