Anche quest’anno la più importante rassegna meneghina sull’auto d’epoca si è conclusa dopo tre giorni pieni di spettatori. Un successo? Su quasi tutti i fronti si, pero…
Cominciamo con una premessa, Milano AutoClassic è composta fondamentalmente da quattro ingredienti: auto esposte, auto in vendita, ricambi e accessori e, cosa rara tra le manifestazioni nostrane, una pista. L’ultima quest’anno non è stata presente, grave perdita visto l’ottimo uso che ne viene fatto da Verona Legends Cars, che nel 2019 organizzerà un vero e proprio campionato su un circuito di 1 km, qualcosa che Autoclassica aveva la possibilità di fare. Insomma, un vero peccato il non poter vedere correre vetture d’epoca e moderne, più e meno preparate, all’interno di una fiera che non può contare sui numeri di Padova e che dovrebbe cercare una propria strada.
E per il resto? Buono ma non eccelso, il settantesimo della Porsche poteva essere l’occasione per ammirare alcune rarissime vetture della casa, ma le tre reginette poste all’ingresso, per questo splendide, faticano a reggere il confronto con le vetture dell’anno passato, quando la casa celebrata era Ferrari. Forse è sbagliato fare questo genere di paragoni, ma che senso ha esporre decine di 356 e non portare una 917, una 911 GT1, o anche una moderna 918? Questo senza nulla togliere ai modelli esposti, fra cui figuravano delle 911 eccezionali, tra cui una bellissima 2.7 RS e diverse Speedster. Però…
Grande partecipazione di pubblico anche presso gli altri espositori, tra cui non possiamo che ricordare Pagani, che con due splendidi modelli di Zonda -che con gli anni che passano si conferma veramente un’auto destinata ad entrare nella storia e, come tutte gli instant classic, diventa sempre più bella- e RossoCorsa che, non essendo presente Ferrari, ha ben rappresentato il Cavallino, con auto di livello altissimo, tra cui una 166 Inter carrozzata da Touring, una magnifica 750 Monza e una stupenda Dino 246 GTS, nera e con i fare carenati: la migliore versione possibile. Citiamo anche un’Alfa Romeo 4C ricarrozzata per sembrare -ma sarebbe meglio ispirata a– una Stratos, esperimento pienamente riuscito e con grande successo secondo noi, un’omaggio originale e fedele insieme: dovrebbe essere d’esempio per molti costruttori.
Diversi palchi hanno anche permesso durante i tre giorni di fiera numerosi interventi di esperti, piloti e collezionisti, garantendo come ogni anno una rilevantissima componente didattica che a un evento del genere non può che aggiungere qualcosa di molto interessante.
Tra le auto in vendita si poteva trovare veramente di tutto, dalle grandi americane alle piccole sportive inglesi -solo una Morgan però, va beh- passando per qualche auto pre-war, tra cui una bellissima Silver Ghost è una Bentley Blower 3 L. Tra quelle inglesi non possiamo che citare una stupenda Triumph TR3, sebbene che, con vernice e interni non originali, era veramente magnifica. Occorre poi dire qualcosa delle numerosissime Ferrari anni ’80 e ’90 e delle moltissime Porsche 911, in ogni variante possibile: sarà che le Youngtimers stanno vivendo una continua scalata di prezzi, o anche la presenza a Milano di qualche Yuppie in ritardo, ma il salone, pur essendo da sempre roccaforte dei paraurti in plastica nera e delle linee tese, ha conosciuto quest’anno una vera invasione di queste vetture. Fortunatamente anche le Alfa Romeo e le Lancia anni ’50 e ’60 hanno trovato ampia rappresentanza, compresa una magnifica Aurelia B24 S Spider America nel suo classico ed elegantissimo celeste. Tra le auto più di valore occorre citare anche una bellissima 300SL Roadster, con carrozzeria avorio e interni rossi, al fianco di una Delta S4 stradale, un connubio difficilmente digeribile, come ad immortalare l’eterno incontro-scontro tra potenza ed eleganze nel mondo delle auto, dialettica più che mai evidente in grandi eventi come questo. Ad enfatizzare ulteriormente questo concetto non sono mancate auto fantasiose, tra cui una Rolls Royce marmorizzata, una Mercedes SLR quantomeno esagerata e un G-Wagen 4×4². Un capitolo a parte sarà dedicato agli interessantissimi lotti battuti all’asta e al sempre più vasto mercato di libri, ricambi e accessori.
Un salone particolare quindi, quasi di transizione, che ha visto tanti successi ma anche tante opportunità di crescita, secondo noi da cogliere, per poter essere qualcosa di più che una replica in scala ridotta di Padova Auto e Moto d’Epoca per Milanesi pigri che non vogliono fare una gita fuori porta