Mercedes, l’evoluzione della classe S

Se si dovesse stilare un elenco delle auto che più spesso vengono annoverate tra le migliori, in cima figurerebbero certamente utilitarie da milioni di esemplari, un paio di grandi Ferrari e Lei, la classe S. Una lettera che è simbolo di qualità ed eccellenza, prestazioni e lusso, spesso anche blindato: la Sonderklasse -letteralmente classe speciale- è per antonomasia l’auto da rappresentanza, per ppolitici e alti dirigenti, per uomini di stato e facoltosi clienti che ricercano nothing but the best. Questo e molto altro si concreta in una serie di auto che si sono affacciate sull’ampio viale della storia dell’automobilismo per condizionarlo permanentemente e renderlo quel che è tutt’oggi.

Questa storia affonda le proprie radici moltissimo tempo addietro al primo modello ufficialmente denominato classe S, ma rimandiamo alla lettura di precedenti articoli per approfondimenti, ci limitiamo a dire che la lunga tradizione di auto di lusso prodotte dalla casa della stella non poteva che sfociare nella produzione di una vettura che si potesse porre -con prezzi alti ma ben al di sotto delle Grosser Mercedes- al vertice del mercato. È indubbio che riuscì pienamente in questa ardua impresa.
Partiamo quindi dalle prime cifre che accompagnano l’immancabile W, vale a dire la progenitrice della classe

W116 – l’innovazione americana

Nel lontano 1972, Mercedes decise di creare una vettura di lusso, estremamente sicura, che, a differenza delle precedenti ammiraglie della Casa, potesse affrontare con successo la prova più ardua per una vettura europea: il mercato Americano. Le linee squadrate dell’auto, unite a una sobria cromatura e sospensioni finalmente indipendenti, riuscirono a garantire prestazioni di primo piano e un design accattivante, ideale per coloro i quali sognavano un’auto a tutto tondo, eccellente in ogni aspetto; questo era del resto lo scopo prefissato dei progettisti. Tra i vari motori disponibili vale la pena di citare il primo turbodiesel al mondo su una vettura di serie -solo per il mercato americano- e il V8 da 4,5 litri che equipaggiava 450 SE e 450 SEL, la versione a passo lungo.
Nel 1975 venne introdotto il diamante della serie: la 450SE 6,9, le cui molte cifre confondono, ma la cilindrata è rappresentata solo dalle ultime due: un V8 poderoso, derivato dalla gigantesca 600, da quasi 300cv. Questa era in particolare il vertice della gamma e per proprietà transitiva, il vertice dell’automobilismo all’epoca, con uno 0-100 in 8 secondi e una velocità di punta superiore ai 220 km/h, prestazioni di tutto rispetto; il cambio era automatico, altra concessione al mercato d’oltreoceano.

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W126 – il nuovo corso

Un po’ più brutta della precedente. Questo è il primo pensiero che passa per la mente guardando la 126, forse per l’assenza di cromature, forse per gli spigoli un po’ più arrotondati, forse per le orribili luci di posizione arancioni. Tuttavia piacque parecchio al mercato, ne vennero prodotte 892.000, per ben dodici anni. Del resto questa può essere a ragione considerata una delle prime auto di una nuova generazione -quella che va dagli anni ’80 fin quasi a noi- dove l’elettronica si affaccia timidamente nell’abitacolo e diventa ormai la prassi negli aiuti alla guida, dal servosterzo all’ABS. Certo, la vettura pativa, e si vede, della pesante crisi petrolifera dei primi anni ’70, la progettazione era volta anche al risparmio, dunque i consumi vennero posti al centro del progetto, anche su un’auto di lusso come questa. Del resto è quasi un miracolo che simili vetture siano sopravvissute agli anni ’70 e hanno potuto farlo solo evolvendosi ed entrando in una nuova fase dell’automobilismo. Uno dei maggiori difetti che sfortunatamente dobbiamo segnalare in quest’auto è l’uso della plastica per la realizzazione dei paraurti, usanza che avrebbe portato ad alcuni disgraziati design tra auto che avrebbero tentato di imitarla negli anni successivi.
Anche grazie all’Energy Program i motori vennero progettati e ripresentati continuamente durante la produzione al fine di garantire performance elevate e consumi che non facessero costare più il viaggio dell’auto. Non sempre però i tedeschi ragionano con calcolatrici e portafogli, e venne prodotta la 560 SE, in questo caso le cifre sono appunto la cilindrata: un nuovo V8 da ben 299cv.
Vogliamo inoltre segnalare la produzioni di cinque esemplari della Shanin 1000, esemplari prodotti in un primo tempo con motore da 6.8 litri e 286 cv, per mezzo del designer svizzero Sbarro e commissionati da un principe mediorientale -per cui il prezzo del petrolio non era un problema- con portiere incernierate al tetto, in grado di aprirsi verticalmente. Molto sobrio. Ma non abbastanza per il principe, ne vine realizzata anche una versione turbo da 350cv. E finestrini rossi per dare un tocco di classe.

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W140 – da fascino d’epoca a vecchia Mercedes

Già a partire dal 1987 a Stoccarda si cominciò a pensare alla sostituta della W126, e dopo molti prototipi e vari sforamenti sia di tempo che di budget, venne realizzata quella che a detta di molti poteva essere considerata la migliore auto del periodo. Non secondo noi, ma andiamo con calma.
L’elettronica trovava ormai ampissimo utilizzo nella vettura, e anche all’esterno, con misure sia di sicurezza che di comfort di guida. I dettagli estetici prendevano le distanze dalle tradizioni, in particolare nella calandra anteriore, per la prima volta incassata nel cofano e dunque la stella, simbolo di quest’ammiraglia, si trova per la prima volta appiccata sulla nuda carrozzeria, invece che sul brillante acciaio, forse più consono.
La potenza invece cresce notevolmente, arrivando a toccare i 408 cv nel V12 da 6 litri, una potenza enorme per un’auto del genere, che poteva garantire una velocità massima limitata a 250 km/h: con questo modello si raggiungono le prestazioni delle vetture attuali. Da segnalare inoltre alcune versioni in particolare: la coupé, molto sportiva e più simile stilisticamente alla SL, le pullman, che raggiungevano la riguardevole lunghezza di 6200 mm e ovviamente una laundalet papale, dopo la 600 ancora una volta la Casa della stella fornisce infatti la papamobile.

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W220 – la fine dell’inizio

Dalle linee molto più simili alle auto tutt’ora in commercio, quest’auto si differenziava dalle illustri antenate sopratutto per il pensiero che ne stava dietro e che avrebbe condizionato anche i successivi modelli: da rigida e possente auto di lusso, la S Klasse doveva diventare una vettura agile e scattante, reattiva e pronta a una guida sportiva. Si potrebbe obiettare che anche le versioni precedenti erano dotate di tutte queste caratteristiche, per lo meno rispetto al loro periodo di produzione, ma nessuna poteva contare su un’intera gamma in grado di garantire elevate prestazioni. Potremmo immaginare la veloce 450 SE come la versione AMG delle moderne Mercedes classe S, di cui questa è senza dubbio antesignana. In altre parole: Mercedes volle dimostrare anche visivamente la sportività dei suoi modelli, mentre eliminando motorizzazioni deboli o comunque poco performanti accrebbe le performance del modello, anche con una riduzione di peso di 250 kg. Partendo dai 204 cv della versione dedicata al mercato asiatico si arriva nel 2001 alla potenza di 612 cavalli, con il V12 da 6,2 litri che equipaggerà anche le immense Maybach, basate proprio sui telai della W220.

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W221 e W222 – oggi e domani

La quarta e quinta versione di questa ammiraglia non si differenziano molto e, ai fini della nostra discussione, possono essere trattate insieme. Si tratta di due vetture che non si discostano dal precedente solco tracciato dalla W220, anzi la incidono maggiormente, tanto che si può considerare piuttosto facile prevedere come sarà la futura generazione di SonderKlasse. Prima di tutto, l’incremento maggiore di tecnologia per queste auto si può considerare la particolare attenzione posta nella sicurezza, amplificata notevolmente attraverso un uso sempre più intensivo e massiccio di elettronica e sistemi avanzati di intelligenza artificiale, pensiamo per esempio a introduzioni oggi di uso quasi comune come la frena automatica, o all’Active Body Controll per l’analisi autonoma della superficie stradale. In maniera non ufficiale alcune classe S di ultima generazione sono anche stata testate con guida autonoma su strada, sembrerebbe quindi che anche la prossima serie ne possa fare largo uso, in particolare per situazioni di traffico congestionato o guida in autostrada. Quello dell’intelligenza artificiale è un cavallo su cui la Mercedes ha scommesso molto e che ha applicato anche con ottimi successi sulle proprie vetture di alta gamma, e come già detto al sicurezza è da sempre un obbiettivo di primaria importanza per gli ingegneri di Stoccarda. Del resto il comfort di guida è già ai massimi livelli su una vettura del genere, la qualità delle finiture potrebbe difficilmente migliorare, come pure le prestazioni, quasi invariate negli ultimi vent’anni. Sono invece aumentate a dismisura le diverse versioni: dalla coupé alle cabrio, dalle immense pullman alle corazzate Guard, c’è una classe S per ogni esigenza.

La sfida per la prossima SonderKlasse sarà dedicata al mantenimento di quella prima parte del nome, quella specialità che la possa differenziare da qualunque altra cosa sul mercato, quella caratteristica ricerca della perfezione che caratterizza da quarant’anni questo modello. Sarà l’uso pervasivo dell’intelligenza artificiale? Probabile, ma non possiamo che ricordare che quando venne lanciata la W116 l’esperienza alla guida era tenuta in alta considerazione. Ma era molti anni fa

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