Le grandi sportive Mercedes

1032639-2036392-1342-1748-300-sl-16La mercedes produce automobili di lusso. Si sa. Però ha fatto anche tante, tantissime vetture sportive, Sport und Leicht per essere precisi, sportive e leggere. Sul fatto che siano sportive non ci sono dubbi, sulla leggerezza qualche incertezza può anche venire, ma andiamo con calma. Quelle due lettere, al di fuori delle ridenti terre bagnare dal Reno, vengono abbreviate con SL, una delle sigle più famose nell’automobilismo, essenzialmente grazie a una vettura che non verrà trattata in questo breve capitolo: la 300SL. Pur essendone la capostipite non ne parleremo molto, anche se la sua ombra si staglierà su ogni modello che presenteremo, perché ha rappresentato qualcosa in più di un’auto sportiva. Se n’è reso conto anche il management di Stoccarda, che infatti ne produsse una versione più “economica”: la celebre 190SL, che finalmente -e sfortunatamente- negli ultimi anni sta vedendo un impennata nel proprio valore, pur ridottosi leggermente nell’ultimo biennio. Dalla 190 si passa alla mitica Pagoda, nome più accattivante di W113, per poi saltare a piè pari tutte le tre serie che separano questa vettura dalla moderna SL. ovviamente anche in questo caso non verranno del tutto trascurate, ma crediamo che negli anni ’70 e ’80 siano state altre le Mercedes caratteristiche piuttosto che la W107.
Dunque abbassiamo la capote e percorriamo l’argentea via delle sportive Mercedes.

La colorita metafora non è del tutto inutile, poiché ci permette di introdurre il primo tema nella definizione di queste auto: sono tutte cabriolet. O perlomeno hanno la versione cabriolet che, eccezionale fatta per la 300SL che come detto è una cosa a se stante, ha raggiunto un maggiore successo della coupé.  Dunque potremmo rinominare questa classe le sportive aperte della Mercedes. A questo punto curioso che la Pagoda prenda il proprio nome dal tetto, ma lasciamo stare e affrontiamo la prima delle Nostre: la 190SL.


W121BII, avvero la 190SL

Mercedes-Benz 190 SL (W 121, 1955 bis 1963).Con un design a tratti simile a quello della 300SL, con cui condivide in buona parte la vita produttiva, la W121BII -questo l’entusiasmante nome- fu la sportiva economica della Mercedes tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, in un periodo in cui di belle cabrio ce ne erano veramente molte. L’idea nacque a Max Hofmann, prolifico importatore d’auto europee in America, che richiese per il mercato statunitense versione meno spinta e sportiva della costosissima Gullwing. Ance per questo la natura della 190 è un po’ incostante, vale a dire: a tratti è molto bella e molto promettente, a tratti è un po’ goffa, poco proporzionata  e lontano dalle altre sportive del periodo. Questo distacco vale solamente per alcuni aspetti, come anticipato, visto l’indubbio pedigree e la buona meccanica, ma questa doppia anima -ricercata e mai trovata- è sinonimo del tentavo della Stella di sviluppare un’auto che fosse qualcosa di più di una gran turismo e qualcosa di meno della roboante Gullwing. Inevitabilmente questo ha procurato parecchi grattacapi agli ingegneri.

Passiamo quindi alla descrizione della vettura, alle magnifiche curve e ai bruschi passaggi della carrozzeria. Le magnifiche curve sono evidentemente quelle derivate dalla 300SL, si pensi in particolare al frontale con il paraurti continuo e sbalzato, ai fari e alla grande presa d’aria centrale, ma anche al posteriore, sebbene l’impianto luci sia qui verticale. Bruschi passaggi perché, se vista in orizzontale, non si riesce proprio a capire perché non abbiano fatto il passa ruota posteriore della stessa altezza di quello anteriore. Il risultato è un auto che sembra ribassata sul retro, come se fosse un bulldog. Non certo esempio di grazia ed eleganza. Sul resto c’è poco da dire, è la sorellastra della Gullwing, con più spazio nel bagagliaio e motore inferiore: i sei cilindri della vettura poteva sviluppare circa 105cv cavalli, garantendo una velocità massima di poco superiore ai 170 km/h, anche per quei tempi non straordinaria. Per paragone, la Gullwing superava i 230 e una BMW 328 di vent’anni prima prometteva 165 km/h, è evidente che dal punto di vista tecnico il comfort alla guida ha visto la meglio rispetto alle pure prestazioni. In aggiunta a questo, le guarnizioni in gomma che avrebbero dovuto silenziare il motore spesso si logoravano con il tempo, rendendo imprevedibile il comportamento della vettura se spinta al massimo.

Ciononostante il motore da 1.9 litri non compromise il successo della vettura, che si pose più come una elegante gran turismo aperta che come una vera sportiva, sacrificando in parte lo scopo originale di Hoffman, ma conquistando un mercato che sarebbe stato presidiato dalla Stella per tutti gli anni successivi. In aggiunta non si può che ricordare il vero e proprio exploit del modello a partire dal 2012, con il valore pressoché triplicato rispetto agli anni precedenti, ma che ha visto una leggera erosione nell’ultimo biennio, attestandosi a una media di circa 85.000 euro.


W113, avvero la Pagoda

Dopo la 190 è il momento della celeberrima Pagoda, famosa non si sa bene perché; forse perché fino a qualche hanno fa garantiva un accesso non troppo costoso al magnifico mondo delle sportive cabrio Mercedes. In effetti la W113 è di un equilibrio e un armonia impressionate, l’opposto per certi versi della sua antecedente: linea pulita, filante e dritta, forma piena e squadrata, tetto timido che ha paura a mostrarsi troppo, è tutto vetrata, ma che del resto ne definisce il nome.

Con motore evoluto nel tempo in tre cilindrate via via superiori che diedero il nome ai modelli -230, 250 e 280, ovviamente SL- poteva vantare una potenza decisamente superiore rispetto alla 190SL, oscillante tra i 150 e i 170 cv, ma con con una velocità di punta che per tutti i modelli lambiva i 200 km/h. Il successo del modello fu elevato, specialmente nel mercato americano, per il quale fu pensata e progettata e per cui tuttavia non era esattamente adatta, visto il gusto per la potenza degli Yankee e la sofferenza nei confronti delle rivali locali, su tutte la Corvette. In questa vettura, ancor più che sulla precedente SL, è evidente l’intento da gran turismo, il gusto per la velocità di crociera e una guida rilassata -basti pensare che era disponibile un cambio automatico- che caratterizzava la maggior parte delle Mercedes degli anni ’60, con cui del resto condivideva buona parte della meccanica per contenere i costi. Non possiamo che sottolineare come il prezzo di una w113 sia quasi raddoppiato nel periodo 2011-2016, per poi precipitare del 20% circa negli ultimi due anni, come a voler evidenziare il carattere oscillatorio di un’auto che non ha ancora trovato una sua vera identità, in maniera simile alla precedente 190SL, rimanendo per il momento stabile a circa 40.000 euro.

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R129, R230 ed R231, ovvero le moderne SL

Arriviamo infine alla moderna SL, conosciuta solo con queste due lettere dato le pochissime differenze intercorse nelle ultime tre generazioni, rispettivamente R129, R230 ed R231. Lo sappiamo, lo sappiamo, non abbiamo trattato della R107, ma non rientra secondo noi nel novero delle vere sportive Mercedes, essendo a nostro avviso troppo poco sportiva per poter rientrare pienamente in questa categoria, la Leicht della SL viene senza dubbio penalizzata in questo modello, ma ne parleremo in separata sede. Tornando alla SL moderna, non possiamo che citare due dati, entrambi correlati con il carattere della vettura: V8 AMG da 6 litri -capace di sviluppare 630 cv- e prezzo di 250.000 euro. Esatto. Per confronto la AMG GT al massimo arriva a 174.000. Una cifra assurda, paragonabile a quella da sborsare per le supercar di Aston Martin, McLaren e Ferrari, e per un’auto che nella versione normale costa comunque più di 100.000 euro. Occorre sottolineare che anche le sue antenate, in particolare la 190SL, avevano un costo elevatissimo all’uscita, ma non si può che rimanere sorpresi sia dall’ampissima fascia in cui questo prezzo può oscillare tra versione base e AMG, sia dal fatto che la SLC sia venduta solo a 40.000, quasi un terzo della classe SL.

E qui occorre separare brevemente il nostro cammino. Le Mercedes SLK e SLC vanno considerate in questa classifica? In teoria no, vista la diversa denominazione -e la fredda tassonomia teutonica non dovrebbe lasciare scampo- ma è innegabile che parte dello spirito originario della sportiva Mercedes sia confluito anche in queste vetture, del resto due lettere su tre sono quelle giuste. Lo spirito Mercedes d’unione di lusso e sportività è senza dubbio ottenuto anche con queste vetture, pur con prestazioni che non si discostano molto da quelle della Pagoda di cinquant’anni fa, nella versione base s’intende. Dunque? Dunque non sappiamo, oltre a questo occorre infatti aggiungere che la Mercedes si trova attualmente con un portfolio di diverse auto sportive: SLC, SL, AMG GT, a cui si aggiunge perfino una hypercar come la One. Come abbiamo detto nell’introduzione a questa serie di articoli, l’anima Mercedes è complicata da comprendere.

mercedes-laterale-sl.jpgE ora ricongiungiamoci con l’argentea via da cui ci eravamo brevemente discostati e torniamo a guidare tra i boschi del Baden Wurttemberg. La SL è attualmente un connubio di tecnologia e potenza, gli interni solo di altissimo livello ovviamente, ma non dissimili da quelli di molti altri modelli Mercedes, e il design è estremante simile a quello della SLC. E’ forse avvenuto quello che sessant’anni fa successe tra 300SL e 190SL? Non crediamo proprio, anche la 65AMG non potrà mai essere al livello della Gullwing, neanche lontanamente, proprio per nulla, no, no… gli manca fascino, eleganza e classe per poter essere paragonabile a un’auto che rendeva la cosa più normale delle mondo l’apertura verticale delle portiere. Però non è neppure assimilabile alla 190SL, troppo potente, troppo costosa e troppo esosa rispetto alla più sobria antenata. Forse la SLC le si avvicina maggiormente, ma standone sempre un gradino sotto, confinata più ai ragazzini che vogliono un’auto veloce ed appariscente. Come se i due modelli attuali si incastrassero perfettamente all’interno degli spazi lasciati dai precedenti. Forse il paragone della W231 andrebbe fatto con la Pagoda, ma quest’ultima era troppo composta, troppo lineare e seriosa per poter essere assimilata a una mezza supercar come la SL moderna. Davvero non sapremmo dire e potremmo andare avanti a furia di voli pindarici per ore e ore cercando di istituire e disfare paragoni tra auto che forse in comune non hanno che le lettere del nome.

SL 65 AMG 45th ANNIVERSARY (R 231) 2012Forse infondo è solo questo, una questione di nome. La Mercedes è una casa che lavora molto -e molto bene- a livello di marketing, segmentando e valorizzando ogni auto secondo i desideri dei clienti. Se, come detto sopra, le SLK e SLC sono dedicate più ai giovani e agli uomini di mezza età in cerca di emozioni, la moderna SL, nelle sue mille declinazioni -350, 400, 500, 63 AMG, 63 AMG performance, 65 AMG, 65 MAG performance- soddisfa lo stesso identico target ma con una cavalleria maggiore. Forse la casa della Stella è cambiata troppo per poter fare paragoni campati in aria con auto vecchie di quasi settant’anni, avremmo dovuto paragonare il rapporto instaurato tra SL e SLC a quello che intercorre tra classe S e classe E forse è semplice marketing pricing, l’auto ha il prezzo che la fa desiderare come status symbol, senza rispecchiarne un valore che, fra cinquant’anni, non sarà certo superiore a quello pagato oggi dal proprietario.

Eppure quelle due lettere, Sport und Leicht, non possono che rievocare alla mente la mitica 300SL, e senza dubbio su questo la Mercedes ci gioca un po’: chi non penserebbe di entrare in possesso della figlia della figlia […] della figlia della mitica Gullwing comprando una rombante 65AMG? Come non si potrebbe rimarne incantati? Un’auto di lusso veloce e sportiva, con comfort e maneggevolezza è il sogno di ogni casa automobilistica, e Mercedes la propone ormai da 65 anni. La moderna SL in questo non è diversa da nessuna delle sue antenate: è semplicemente il meglio che una delle migliori case automobilistiche possa offrire a chi desidera il meglio. Nothing but the best, del resto questo è il suo motto.

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