Brasier

Come il brand dello scorso articolo nella serie pionieri, anche la Brasier ha origine come azienda di biciclette di fine ottocento. In particolare l’azienda era frutto di un rimpasto operato dal fondatore George Richard -e dai suoi fratelli- che nel 1896 rinomina la propria industria come Société de Construction de cycles et d’Automobiles Georges Richard. Le bici vengono abbandonate dopo pochi anni e George, appassionato di meccanica si dedica completamente alle automobili

Foto di Alf van Beem

Sempre nel 1896 o presenta una vetturetta al salone di Parigi, attirando molte attenzioni per la robustezza del prototipo, elemento anche negli anni successivi costituirà il principale punto di forza di Brasier. Il mezzo era un triciclo con motore Benz da 700 cc, più una bicicletta che un’automobile, ma già dall’anno successivo Richard poté entrare nel mondo delle corse, ancora allo stato primordiale, ottenendo un importante successo alla Marsiglia-Nizza del 1898, cui seguirono molti altri successi nazionali.

Nel 1901 viene invece presentata la prima vetturetta di serie, la Type 1, di notevole successo commerciale e che verrà presto vestita dai alcuni dei più importanti carrozzieri dell’epoca, tra cui Kellner e Labourdette. Negli stessi anni comincia la collaborazione in azienda di Henri Brasier, con un contestuale cambiamento nella denominazione sociale, che diventa appunto Richard-Brasier. Negli anni successivi altri successi agonistici vanno a formare uno dei più importanti palamarès tra i pionieri francesi della Belle Epoque; in questi anni lo stesso Richard prese parte a molte competizioni, fino a un grave incidente nel 1903. In un altro incidente in cui rimase coinvolta una Richard-Brasier rimase ucciso Marcel Renault, fondatore dell’omonima casa automobilistica.

Foto di J.H. Janßen e Alf van Beem

Brasier, in particolare durante la convalescenza di Richard, assume sempre più potere all’interno dell’azienda, fino a riuscire a detenerne la quota di maggioranza: Richard e i suoi fratelli se ne vanno e fondano la Unic. Il nome dell’azienda cambia ancora un volta e diventa solo Brasier, rappresentando la fine di una parabola piuttosto curiosa in cui il collaboratore scalza infine il fondatore. L’azienda si fa più conservatrice e piano piano abbandona le corse -pur ottenendo alcuni successi- per focalizzarsi sulla produzione di vetture di serie, dedicandosi alla fascia medio bassa in forte crescita nei primi del ‘900. In un primo tempo la strategia ripaga e Brasier vede crescere notevolmente le quote di mercato, ma già sullo scorcio del nuovo decennio le vetture sono tecnologicamente arretrate rispetto ai concorrenti e le vendite ne risentono.
Invece di investire in innovazioni attinenti al mercato dell’auto, l’azienda punta sulla realizzazione di motori per imbarcazioni e per dirigibili, con cui conquista anche un record di velocità. Per quanto riguarda le vetture si cerca di sfruttare al massimo le conoscenze acquisite estendono l’offerta sia a livello di motorizzazioni che di clientela.

Foto di Matthias Kabel

Questo declino viene momentaneamente interrotto dallo scoppio della Prima guerra mondiale, durante la quale l’azienda si ritrova a produrre camionette e perfino proiettili. Al termine del conflitto la Casa tenta di rientrare nel mercato delle vetture, producendo una quattro posti, la tecnologicamente superata 18CV, e due veicoli commerciali. Servirebbe ben altro in un periodo in cui è difficilissimo sopravvivere per le aziende sane e quasi impossibile per un produttore rimasto alla tecnologia di quindici anni prima come Brasier: l’azienda resiste fino al 1924, poi viene messa in liquidazione.

A questo punto avviene l’ultimo cambio di nome e la Brasier diventa Chaigneau-Brasier dopo l’acquisizione da parte di un’azienda produttrice di… biciclette. Sfortunatamente, come chi è affamato e muore per aver troppo mangiato in una volta, l’azienda introduce un’innovativa otto cilindri con trazione anteriore e trasmissione a sbalzo. Gli anni ’20 non erano però pronti a una soluzione così radicale -occorrerà aspettare Citroen per una trazione anteriore di successo- e l’auto viene realizzata in pochissimi esemplari.
La crisi del ’29 porrà fine alla curiosa storia di questo produttore.


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