Finalmente Maserati torna a costruire una due posti sportiva che si discosti dal solco tracciato più di vent’anni fa dal tridente. Del resto per recuperare una vettura che abbia lo spirito non della GT ma della supercar dobbiamo risalire a quella magnifica eccezione che è stata la MC12: un’auto incredibile, strettamente legata alla Enzo, che può vantare uno straordinario palmarès, ma comunque un’eccezione. La MC20 vuole essere qualcosa di diverso…
Prima di tutto il motore: il V6 centrale non si vedeva dai tempi preistorici della Merak, quando Maserati era ancora di Citroën. E’ importante sottolineare che non si tratta di un derivato Ferrari, essendo la casa molto orgogliosa (talmente orgogliosa che al motore ha dato un nome: Nettuno) della sua sempre maggiore autonomia rispetto al Cavallino e questa è una prima differenza rispetto alla MC12, quando Montezemolo era addirittura presidente di entrambe le case. Nonostante i molti rumors, alla fine non si tratta di una ibrida. In questo occorre mettersi la cenere in capo e riportare uno stralcio del nostro precedente articolo:
“Sarà un’ibrida a sei cilindri, non un mostro con V12 da 630 cavalli”
E invece l’auto è proprio un mostro da 630 cavalli! Il motore è rimasto il sei cilindri, solo termico, mentre abbiamo curiosamente azzeccato il numero di cavalli (impresa facile, gli stessi della MC12…), una mandria di tutto rispetto, specialmente tenendo conto del fatto che il peso si attesta sui 1.470 kg, grazie all’uso estensivo della fibra di carbonio.
L’estetica esterna dell’auto lascia invece alquanto dubbiosi, è molto bella ma anche molto poco Maserati: ricorda forse una Lotus per le dimensioni compatte, mente il muso ha qualche affinità con quello della Rimac, un po’ da insetto. Anche la MC12 non era la classica Maserati, tuttavia quella era un’eccezione, questa è la capostipite delle future vetture prodotte dal tridente. Se questa è la strada intrapresa, siamo piuttosto scettici sul traguardo che potrà raggiungere. Non basta usare il bianco e il blu per riscoprire la tradizione, né usare un motore pensato e prodotto in proprio per esprimere l’anima del brand. Del resto questo è il rischio quando con un’auto si vuole mostrare il passato e insieme far sbirciare un pezzetto di futuro: alla fine non si vede niente. Gli interni sono belli, ma troppo spartani.
Insomma, l’auto è bella, ma se al posto del Tridente avesse avuto il Biscione e al posto MC20 si fosse chiamata 8C saremmo qui a dire le stesse cose, le manca quella cattiveria e quell’eleganza che fa immediatamente dire: questa è una Maserati. Va però detto che la Casa guarda lontano e probabilmente pensa già all’uso su pista di questa vettura, come del resto suggerisce il nome, forma contratta di Maserati Corse 2020. Sarà il tempo a dirci come sarà la futura gamma Maserati, se questo è l’inizio -e in teoria la punta di diamante- non possiamo dirci del tutto ottimisti.