Procediamo nel nostro cammino alla scoperta di alcuni scomparsi e poco noti costruttori affrontando il caso di un’azienda cecoslovacca che, nonostante una congiuntura economica tutt’altro che favorevole, riuscì a rimanere attiva in uno dei più turbolenti periodi nella storia dell’automobile. L’Aero aprì infatti i battenti nel ’29, alla vigilia della grande crisi, per chiuderli solo al termine della seconda guerra mondiale. E nonostante un futuro si profilava, se non rose, quantomeno favorevole allo spirito della Casa.
Come suggerisce il nome, l’azienda nacque come costruttrice d’aerei -ed esiste tutt’ora sotto questa specie- affrontando la sfida automobilistica come un’alternativa a un’industria che verso la fine degli anni ’20 sembrava stagnante. Tranne che per alcuni prototipi e per una manciata di vetture da corsa, le prime vetture che il patron dell’azienda, l’ingegner Bratislav Novotny, mise in produzione furono due modelli di dimensioni molto ridotte, con motore monocilindrico di mezzo litro circa. La semplicità di quest’auto è esemplificata dal fatto che l’accensione elettrica era un optional e nella versione di serie era l’attivazione del motore avveniva a strappo,, tramite un cavo posto sotto il sedile del guidatore. La qualità era però elevata e fu dimostrata durante il salone di Praga, con una vettura impegnata in un’estenuante viaggio Praga-Brest-Praga-Amburgo-Praga, quasi 5000 km in 184 ore!

Col tempo a questa semplice vettura l’azienda avrebbe affiancato una versione bicilindrica da 660 cc (tipo 18) e poi da 998 (tipo 30), riuscendo a competere anche nella fascia media del mercato e cercando di realizzare una vettura se non di pregio quanto meno ricercata con la Tipo 50, una quattro posti con motore da quattro cilindri e due litri. di questa vettura spiccano le Dynamic, carrozzate da Sodomka con un’elegantissima linea streamline. Nel frattempo l’azienda continuava a competere in diversi campionati, riuscendo persino a ottenere un terzo posto al Rally di Monte Carlo del 1934. Nonostante lo scoppio della guerra l’azienda non smette di sperimentare e nel ’41 ha realizzato due prototipi della Pony, una vettura che torna alle origini in vista della fine del conflitto, con un piccolo motore da 750 cc.

Nonostante alcuni tentativi di ritornare a produrre auto al termine della guerra (con un buon 500 esemplari della Tipo 30), la nazionalizzazione forzata dell’azienda, con la Cecoslovacchia caduta sotto l’influenza sovietica, pone fine ad ogni sogno automobilistico, focalizzando l’azienda esclusivamente sulla produzione aeronautica. Non ci fosse stata la guerra… Non fosse stata obbligata a chiudere una produzione molto promettente… chi lo sa cosa sarebbe potuto derivare da questa intraprendete azienda