ABC ~ una classica storia inglese

Tra tutti gli acronimi possibili, difficilmente se ne potrebbe trovare uno più facile da ricordare di ABC; non sorprende quindi la diffusione di questa sigla anche nel mondo automobilistico: non si contano le officine, i rivenditori e anche i servizi di trasporto che utilizzano nel nome sociale queste tre facili lettere. Ovviamente anche una Casa automobilistica vera e propria ha approfittato della facile sigla, si tratta della All British (Engine) Company Motor Limited, fondata esattamente cento anni fa a Hersham, nel Surrey.
A onor del vero si potrebbe sostenere che ben prima di quest’azienda si possa annoverare un certo Amedee B. Cole, di St Louis, che costruì con il proprio come -e dunque il marchio A.B.C.- alcune vetture all’inizio del secolo scorso. Tuttavia, il risultato non cambia: quella del Signor Cole non è propriamente una libera scelta, mentre decidere di scrivere fra parentesi Engine per poter chiamare la propria azienda ABC ci pare un più significativo indizio della volontà di appropriarsi delle tre famigerate lettere.

Una 12/40 HP Super Sports 1926, il peso non raggiungeva i 400 kg. Foto di Lars-Göran Lindgre

L’ABC appartiene alla più tipica espressione milieu automobilistico britannico tra le due guerre che, oltre a una decina di nomi tutt’ora famosi, era composto da una miriade di piccoli e piccolissimi costruttori che tentavano di costituire l’anello di congiunzione tra un agile triciclo e una troppo pesante automobile, sperimentando le più fantasiose soluzioni.
L’azienda protagonista dell’articolo appartiene all’ultima categoria, ma avrebbe benissimo potuto appartene alla prima avendo tutte le carte in regola per tentare il passo riuscito ad altri, ben meno pronti. Prima di tutto poteva contare su entrate piuttosto consistenti grazie alla produzione di motori di tutti i tipi, dall’aeronautico all’elettrico, con cui sponsorizzare l’attività motoristica, composta sia dalla produzione d’auto che di moto. In secondo luogo aveva ottimi progettisti e delle competenze dovute all’ambito aeronautico che avrebbero potuto permettere ottime sinergie.

Nonostante l’indole spartana l’auto non rifuggiva alcune rifiniture di pregio, in evidenza la ricca fanaleria e il posteriore rastremato

La prima -e ultima- vettura prodotta si chiama ABC. Non stupiamoci, abbiamo già conosciuto la fantasia dell’azienda. Si tratta di un’auto interessante, il motore è progettato Granville Bradshaw, OBE, AFRAeS, come tutti i propulsori della casa. Bradshaw, esperto di motori aeronautici e mente dietro buona parte dell’attività aziendale, non ha però mantenuto gli standard che in ambiente aeronautico gli avrebbero permesso di divenire baronetto: l’auto ha bisogno di pesanti revisioni in termini d’ingegneria, il motore bicilindrico è leggerissimo ma molto fragile.
L’auto viene via via migliorata negli auto successivi, sia a livello di prestazioni, il motore passa da 1.200 a 1.320 cc, sia a livello di prezzo, arrivando costare 265£ rispetto alle 414£ del 1920. Tutto questo però non basta. Anche i tentativi fatti a Brooklands tra il ’21 e il ’23 non sortiscono gli effetti sperati, sopratutto a causa della cilindrata del motore, troppo elevata per la classe <1.000 cc e troppo scarsa per potersi imporre in quella < 1.500.
L’azienda terminerà la produzione di auto nel 1931, trascinata via dalla grande depressione insieme a molte colleghe, mentre l’azienda verrà assorbita nel ’51 dalla Vickers.

Un’ultima nota di colore: prima della profonda ri-progettazione del 1925, l’auto era dotata di radiatore in posizione posteriore rispetto al motore, una configurazione passata di moda dopo la prima guerra mondiale, a seguito della quale divenne sempre più frequente la posizione anteriore, con la possibilità di cambiare l’acqua direttamente dal tappo del radiatore, dove l’ABC aveva invece il serbatoio di benzina. Il risultato di questa pessima disposizione dei serbatoi sarebbe stata la frequente confusione tra i due, con risultati facilmente immaginabili.


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