Con la descrizione di quest’auto iniziamo una serie di articoli dedicati alla sfortunatamente breve esperienza come costruttore di automobili di Enasa Pegaso, uno dei protagonisti della rinascita dell’auto europea dopo la Seconda guerra mondiale.
Sorta dalle ceneri della Hispano-Suiza, di cui rilevò nel 1946 gli stabilimenti, la Pegaso era una branca dell’Enasa, un’azienda statale spagnola, che si occupava della costruzione di veicoli pesanti, di discreto successo nella penisola iberica e in America Latina. Sull’onda di questo successo e come opportunità per accrescere il prestigio del brand, venne proposta la costruzione di una vettura sportiva ed elevate prestazioni. Visto il desiderio di partecipare alle principali competizioni mondiali, si decise di affidare la progettazione dell’auto a Wilfredo Ricart, già rivale di Enzo Ferrari ai tempi dell’Alfa Romeo. L’auto che venne presentata nel ’51 al Salone di Parigi rappresentò per qualche anno il vertice dell’automobilismo: cambio a 5 marce, carrozzeria in alluminio e motore V8 in lega leggera.
Tutto sembrava promettere il meglio per la giovane Z-102, ma alcuni errori inemendabili, come il peso eccessivo e la difficile manovrabilità, ne decretarono un triste insuccesso agonistico, a cui corrisposero scarsi risultati nelle vendite. Già nel ’57 la produzione cominciò a procedere a singhiozzi, per cessare completamente l’anno successivo. A nulla valsero i tentativi di commercializzare una versione più economica, la Z-103. Solo 88 esemplari -di cui 2 prototipi- uscirono dalla fabbrica di Barcellona, molti di questi con carrozzerie realizzate su misura dai migliori designer d’europa, primi fra tutti Saoutchik e Touring.
Pur essendo stata l’auto di serie più veloce dei suoi tempi, ad oggi la nebbia che ha coperto il marchio non si è ancora diradata e, pur essendo sempre più frequente incontrare una di queste magnifiche vetture nei concorsi di tutto il mondo, la loro fama difficilmente tornerà a brillare come meriterebbe. Come per Facel Vega, si tratta di auto che hanno uno zoccolo duro di appassionati e difficilmente riusciranno a conquistare un pubblico più vasto. Si pensi per esempio al numero di Pegaso in vendita presso aste più prestigiose o nelle pagine delle più rinomate riviste. Poche, pochissime o forse proprio nessuna. Il successo che alcuni esemplari riscuotono -ci corre subito alla mente la favolosa Cupula di Villa d’Este 2015- permettono alla Casa di emergere per un po’ di tempo dall’anonimato in cui è precipitata, ma è un effimero attimo: per questo vogliamo dedicare una serie di articoli all’eroica avventura intrapresa ormai settant’anni fa.