Ecco la regina di quest’asta, una Bugatti Type 55 del 1931, auto sportiva per eccellenza e frutto dell’unione dello spirito sportivo e dell’eleganza Bugatti: una delle prime Gran Turismo, a nostro parere. Ma finiamo qui la presentazione, ogni ulteriore dettaglio di quest’auto merita una riflessione dedicata.
L’auto venne acquistata da Guy Bouriat nel 1932, con una serie di specifiche adatte a correre alla 24 ore di Le Mans, tra cui la carrozzeria a quattro posti omologata per la prestigiosa competizione. Il motore è un otto cilindri in linea da 2,3 litri sovralimentato. L’auto, guidata dallo stesso conte Bouriat e da Louis Chiron era una delle quattro Bugatti partecipanti all’edizione 1932, a fronte di sole 27 auto alla partenza: gli effetti della crisi del ’29 si facevano sentire. Nonostante la precauzione di rinforzare il serbatoio -molto spesso causa di ritiro per via di forature- una piccola porzione non poté essere protetta e, come il tallone per Achille, segnò la morte della vettura: una pietra la colpì in pieno e il serbatoio cominciò a perdere litri e litri di benzina. Fortunatamente non ci furono scintille o principi di fiamma che potessero mettere in pericolo la vita del pilota, in effetti non si accorse in un primo momento del danno, pensando a un problema alla pompa del carburante o ai carburatori, entrambi vuoti. Appena ritiratosi gli vennero dati 5 litri per rientrare ai box e questa ricarica rese evidente il problema al serbatoio. La 24h venne poi vinta da Sommer e Chinetti su Alfa Romeo, Bugatti dovrà aspettare ancora cinque anni per vincere nel 1937.
L’auto venne poi ceduta a Jacques Dupuy, figlio del propietario di Le Petit Parisien; dopo aver tenuto la vettura per qualche mese nella configurazione Le Mans, la portò da Figoni per averla carrozzata secondo i propri disegni. Ottima mano aggiungiamo noi, se l’idea delle eleganti prese d’aria laterali sono sue, per il resto è molto simile alla carrozzeria disegnata da Jean Bugatti, capolavoro di eleganza e semplicità da cui si differenzia per l’aggiunta delle portiere, assenti nelle vetture di serie. Non si pensi però che la carriera agonistica della vettura sia terminata, Dupuy partecipa con questa Bugatti al rally Parigi-Nizza, vincendo la classifica generale delle competizione, niente meno. Pur non trattandosi della 24h, l’auto ha avuto accanita concorrenza, tra cui alcune agguerritissime Alfa Romeo. Non dimentichiamo però che la preziosa carrozzeria venne realizzata da Figoni, perciò non passano due mesi che la si ritrova al Bois du Boulogne per il prestigioso Parisian Grand Concours d’Elégance. L’auto vince il premio come migliore vettura scoperta sopra i 10HP e il premio come migliore vettura presentata da una signora con autista in livrea, in questo caso sopra i 15HP. Il premio era un grammofono.
L’auto passa quindi di mano diverse volte, sia prima che dopo la guerra, fino ad approdare nel 1953 nelle mani di Geoffrey St.John, celebre bugattiste, che l’ha custodita fino ad oggi. Esatto, 57 anni. In realtà 56, ma solo perchè siamo a gennaio. Sfortunatamente nel 1994 l’auto venne incidentata pesantemente da un ragazzo che guidava ubriaco e senza assicurazione, ma St. John la riportò in vita in circa due anni, dopo un meticoloso restauro volto a preservare il più possibile di questa prestigiosa vettura. Rimanendo in massima parte originale, rappresentando l’unico esemplare carrozzato da Figoni, il prezzo non può che essere piuttosto elevato, si aggira infatti tra i quattro e i sette milioni di euro. Però vogliamo immaginare andare a Le Mans, correre la Le Mans Classis e tornare a casa con la stessa auto? Con poche si può, con meno si può fare un viaggio confortevole ed essere competitivi in pista, solo con questa si può poi vincere un concorso d’eleganza.
Si ringrazia Bonhams per le fotografie