Una moda, usiamo pure questo sprezzante termine, degli ultimi anni è certamente il mantenimento dello stato originario di un’auto. Fino a una decina di anni fa, per la maggior parte dei collezionisti, non era certamente questo l’obbiettivo durante un restauro. Un’auto originale era il più delle volte vista come un’auto certamente antica, ma non per questo preziosa. Quel che ci interessa sottolineare in quest’apertura d’articolo non è se sia giusto conservare o meno l’originalità di una vettura -lo è il 99% delle volte secondo noi- ma il motivo per cui si decide su questa spesso irreversibile questione. Come gli inglesi giustamente affermano: It’s original only once. Drammaticamente vero. un restauro, anche se perfetto -e forse sopratutto se perfetto- intacca irrimediabilmente l’originalità di una vettura, rendendola in effetti qualcos’altro. Tuttavia a volte anche la normale vita di un’automobile la rende completamente qualcos’altro rispetto a quando venne prodotta.
Celebre il paradosso della Nave di Teseo, che ci piacerebbe approfondire in una articolo dedicato, in cui si ipotizza la conservazione dell’imbarcazione con cui l’eroe greco fece ritorno ad Atene dopo aver ucciso il Minotauro. Accuratamente sorvegliata, quando le sue parti di legno cominciavano ad essere rovinate e deteriorate dal tempo si provvedeva a sostituirle rendendola in tutto e per tutto uguale al momento in cui era arrivata in porto. Col passare degli anni il numero di elementi sostituiti cresce fino ad arrivare al momento in cui la nave non conservava più nessun elemento dell’originale imbarcazione. Era ancora la nave su cui viaggiò Teseo?
Lasciamo da parte questa simpatica storiella e torniamo a qualcosa di ben più concreto, come una Porsche 356. In particolare vorremmo parlare di due esemplari di questa celebre sportiva della casa di Stoccarda presenti all’edizione 2019 del Gran Premio Nuvolari, una del 1959 e una del 1964. Cosa univa queste due auto e insieme le distingueva nettamente non solo dalle altre 356, ma da tutte le vetture in competizione? Ossido di ferro. Ovvero, la più comunemente chiamata ruggine, incubo di ogni restauratore di auto d’epoca.
Il fulcro della discussione è costituito dal fatto che queste due auto di indubbio valore sono state restaurate mantenendo una carrozzeria che definire ignominiosa è farle un complimento. Non stiamo parlando semplicemente di un restauro conservativo, si tratta in effetti di una presa di posizione tanto coraggiosa quanto quella di un restauro totale. L’auto che si ammira non è quella che si sarebbe potuto ammirare appena uscita di fabbrica. Su questo non ci può essere il minimo dubbio: l’auto non è originale e Teseo non vi avrebbe certamente riconosciuto la sua nave. Eppure è la sua, consunta dal tempo e dalle intemperie. Ipotizzando che tutte le ammaccature, le incrostazioni e le parti arrugginite siano frutto del tempo e non intenzionalmente realizzate dal proprietario -e viviamo in tempi che lo potrebbero anche far pensare, per lo meno per la numero 223– è evidente che più che l’originalità dell’auto è preservata l’originalità della sua storia.
Si è spesso portati a credere che la ricerca dell’originalità sia un’obbiettivo che a un certo punto assale il proprietario, magari in vista di un restauro. Nulla di più falso. L’originalità va difesa giorno per giorno, dall’interminabile assedio che il tempo le ha posto. La sfida è disperata e votata al fallimento, ma sono proprio queste le premesse per atti di eroismo degni di ogni sforzo: i veneziani riuscirono a difendere Candia dall’assedio dell’impero ottomano per 21 anni, sarà possibile non fare arrugginire una Porsche. Mentre l’originalità dell’auto è andata persa a causa del tempo, e non tornerà più, l’originalità storica, la memoria che una vettura può vantare e qualche volta mostrare, è certamente integra e anzi fin troppo visibile. Se per alcuni appassionati le auto con quella certa patina valgono ben più che le medesime auto completamente restaurate, cosa dovremmo dire di queste? Se viene premiato il normale uso di un’auto dovremmo certamente aborrirle, in quanto testimoni di una scriteriata custodia, altro che di patina; se invece premiamo l’eccezionalità di una vettura, siamo davanti a due rari esempi di barn find, o qualcosa di simile in questo caso.
Sebbene la scelta del criterio possa dipendere al gusto -entro certi limiti- crediamo che una verità sia in ogni caso condivisibile: la chiave è la quantità. Quasi ogni sostanza ha effetti devastanti se assunta in grandi quantità e in breve tempo. Lo stesso vale per la manutenzione della propria vettura. Così come esistono sostanze che assunte quotidianamente in modiche quantità rendono possibile una sana vita umana, ma che si possono rivelare letali se assunte in dosi eccessive, così un’auto regolarmente manutenuta può vantare una salute decisamente migliore rispetto a una gemella che viene del tutto trascurata o troppo pesantemente curata in un unico restauro.
Certo, certo, la potete anche preferire così, ma ammetterete che l’auto non è sana. E per quanto il gusto sia qualcosa di così importante che ognuno ha il proprio, esistono delle -usiamo ancora una volta questo scivolosissimo termine- verità che, se non vere, sono quantomeno state geneticamente inserite a viva forza nell’essere umano: bello è meglio che brutto, forte è meglio che debole, sano è meglio che malato.
Forse la nave non era più quella di Teseo, ma ci si poteva ancora navigare
Un breve postilla finale. Queste Porsche sono in realtà state pesantemente restaurate, basta guardare i fari posteriori -e ancor più quelli anteriori riverniciati- di 223, il cui paraurti è evidentemente posticcio. Anche la meccanica sembra essere stata completamente restaurata, se non addirittura sostituita, come poteva essere udito durante il GPN. Non condanniamo certamente queste due belle 356, potremmo anche volerne una, dopo averne in garage due o tre con una splendente verniciatura.
Eterno dilemma:
Conservare, o restaurare? 🙂
Io trovo che siano due scuole di pensiero ugualmente valide. Si restaurano quadri, sculture, palazzi non vedo perché non si possano restaurare anche mezzi di trasporto.
Direi però che è da conservare l’esemplare storico e da restaurare l’esemplare d’epoca. per chi si chiede la differenza tra le due descrizioni dico che l’esemplare storico è quello che nella sua vita ha vissuto momenti passati alla storia; come la partecipazione ad un evento di cronaca o, più semplicemente, di un importante film. L’esemplare d’epoca è quello che ha attraversato le traversie del tempo ed è giunto ai nostri giorni in condizioni accettabili (o perlomeno abbastanza accettabili da meritare una cura e un restauro).
Ovviamente sto presentando una mia opinione.
🙂
"Mi piace""Mi piace"