Il 1961 è stato un anno importante nella storia dell’automobile e in particolare per il panorama italiano, scosso dalla famosa cacciata degli ingegneri da parte di Enzo Ferrari. Confluiti nell’ATS e finanzianti dal conte Volpi collaboreranno da allora nella costruzione delle vetture della Serenissima, in particolare il primo progetto intrapreso dal gruppo capitanato da Bizzarini fu una celebre Ferrari, sebbene la marca di quest’auto sia oltremodo dubbia… ATS, Serenissima o Ferrari?
Dopo che l’ordine di due 250 GTO per la propria scuderia venne disatteso da Ferrari per il suo appoggio agli epurati, il Conte si ritrovò con una serie di vetture poco competitive contro la modernissima Berlinetta Omologata del cavallino, già annunciata come una delle migliori vetture del mondo. Inutile aggiungere altro sulla qualità della GTO, che vinse il mondiale costruttori nei successivi tre anni. Alla scuderia servivano nuove auto in grado di tenere testa all’arma iniziata da Bizzarrini ma terminata da Forghieri, quale produttore migliore quindi del padre della vettura avversaria? Lo chassis per questo audace progetto venne individuato in quello di una 250 SWB del ’61, più specificatamente nel telaio #2819GT, secondo posto assoluto nel Tour de France dell’anno: un’auto decisamente competitiva dunque.
Poco dopo questa importante vittoria, venne acquistata ero la Scuderia Serenissima, con risultati alterni nonostante la piloti del calibro di Trintignant e Vaccarella, Volpi decide quindi di aggiornare l’auto per poter essere all’altezza delle nuove armi di casa Ferrari, ora avversaria.
Le componenti meccaniche erano quelle standard, con V12 da tre litri e cambio a quattro rapporti, venne invece installato un carter secco per poter abbassare ulteriormente il centro di gravità della vettura, che risultava in questo modo ancora più bassa della GTO.
Tuttavia le differenze con i modelli Ferrari consistono nell’aspetto della vettura, praticamente unico. Se il muso è a tratti simile a quello della GTO, e in generale a quello delle vetture dei primi anni ’60, il retro è interamente ridisegnato da Bizzarrini seguendo gli insegnamenti di Kamm per l’aerodinamica, portandoli all’estremo. Se moltissime vetture del periodo contavano su code tronche -dalla Giulia SS alla 275 GTB, fino alle americane come la Cobra Daytona- nessuna possedeva una taglio perfettamente verticale come quello della cosiddetta Breadvan, nome derivato dal fatto che questo espediente creava una sorta di station wagon più simile a un furgone del pane che a una vettura da corsa. Tuttavia se da un punto di vista estetico questa misura poteva risultare meno efficace della sinuosa linea delle coeve vetture Sport, è incontrovertibile che sulle alte velocità permetteva prestazioni migliori, come testimoniano i 7 km/h di vantaggio sulla GTO nel rettilineo dell’Hunaudières.
Il merito di aver trasformato un’auto disegnata da un tecnico in un’icona di stile è però di un carrozziere troppo spesso poco riconosciuto, vale a dire Piero Drogo, titolare della Carrozzeria Sports Cars, capace di unire dettagli assolutamente frutto dell’ingegneria -la coda tronca difficilmente è raccordabile le con le agili carrozzerie dell’epoca- con curve in grado di rendere questa vettura estremamente dinamica, in grado di sorprendere ancora oggi per le proporzioni e l’altezza ridottissima. Del resto diverse delle vetture Ferrari da corsa del periodo non erano proprio capolavoro d’Eleganza, basti pensare alla TR61 o alla 330TR, ma Drogo riusciva a trasformare auto tecniche in icone, e qui ci limitiamo a citare il suo capolavoro, la celebre 330 P3.
Sfortunatamente pur avendo preso parte alle maggiori competizioni del ’62 la vettura non riuscì mai a imporsi in nessuna di queste, sopratutto a causa di ritiri dovuti a guasti meccanici.
È infine interessante notare come questo esemplare corra ancora oggi sui tracciati più importanti del mondo, con apparizioni anche durante diversi concorsi d’Eleganza.
Personalmente abbiamo avuto la fortuna di ammirarla ben tre volte: due al Monza Historic e una al concorso Arts & Elegance di Chantilly, nella classe dedicata ai 70 anni di Ferrari nel 2018. Tuttavia è nel primo anno della sempre più importante corsa brianzola che è stato possibile ammirare appassionanti duelli tra questa vettura e una rarissima 330 GTO, evoluzione massima con motore di 4,5 litri della celebre 250.
Sfortunatamente fu un pareggio con una vittoria a testa, sembra proprio che non sapremo mai se la Breadvan l’avrebbe avuta vinta sulla leggendaria vettura da cui paradossalmente nacque.