Dignità comprata ~ la 24h acquistata dagli americani

Antefatto: nel 1963, Ford offrì una collaborazione societaria al Cavallino per sostenere la Scuderia nelle competizioni e realizzare un prototipo Gran Turismo da inserire in produzione. Dopo diverse settimane di trattativa, il Commendatore rifiutò l’offerta degli americani, che tornarono in patria col proposito di annientare Ferrari in pista. La casa di Detroit avrebbe fatto di tutto per vincere, attingendo alle sue immense finanze. Nacque così l’epica rivalità motor-sportiva Ford vs Ferrari. Nel ‘64 e ‘65 le vetture di Maranello ebbero la meglio sulle nuove GT40, ancora poco affidabili. Dall’anno successivo, però, si ebbe una netta inversione di tendenza.

18 e 19 Giugno 1966 ~ 24h di Le Mans: Ferrari schiera le nuove 330 P3, sviluppate nell’inverno, mentre Ford scende in pista con le GT40 Mk. II. Per comprendere quanto fosse importante per gli americani questa gara basti sapere che investirono 10 milioni di dollari, circa 6 miliardi di lire, solamente per la trasferta francese a fronte dei 600 milioni di lire spesi dalla Ferrari per l’intera stagione sportiva comprensiva di prototipi, GT e F1. Il risultato fu un trionfo Ford con arrivo in parata a occupare le prime tre piazze. Le tre P3 della Scuderia Ferrari si ritirarono, una per incidente e due per guasti. Una disfatta vera e propria che necessitava di una rivincita immediata: la prima occasione sarebbe stata alla 24h di Daytona del Febbraio ‘67.

MPSA_LMC_LM18_LC2_1384 24 e 5 Febbraio 1967 ~ 24h di Daytona: Ferrari sbarca in territorio nemico con una nuova arma: la 330 P4. Questa vettura era un aggiornamento della P3, migliorata nell’aerodinamica e dotata del V12 3.000 36 valvole, derivato dalla F1, in grado di sviluppare 450cv. Stavolta Ferrari non lasciò nulla al caso: due mesi prima della gara erano a Daytona per un test di durata con le “nuove” auto, che si comportarono benissimo. Risolti i problemi di affidabilità delle P3, la Scuderia poteva puntare concretamente alla vittoria.

Gli sforzi dell’Ingegner Forghieri e della sua equipe di brillanti meccanici portò al successo assoluto: arrivo in parata, in ordine Bandini-Amos, Parkes-Scarfiotti su 330 P4 e Rodriguez-Guichet su 412 P privata. A rendere la vittoria ancor più soddisfacente fu la pessima figura di Ford: la prima GT40 tagliò il traguardo con 73 giri di ritardo!

9, 10 e 11 Giugno 1967 ~ 24h di Le Mans: è qui che il Commendatore vuole la rivincita definitiva e ci arriva forte della vittoria alla 1000km di Monza ottenuta da Chris Amon e del compianto Lorenzo Bandini, vittima di un incidente mortale al GP di Monaco due settimane dopo. Ferrari porta in pista quattro P4 contro dodici Ford GT40 in tutte le varianti (tre Mk. I, tre Mk IIB, quattro Mk IV e due Mirage), sette delle quali ufficiali.

Il venerdì, ai box di Maranello, si accorgono di una irregolarità: alcuni piloti delle Ford non hanno effettuato le prove. Il regolamento prevedeva che tutti piloti dovessero girare il venerdì altrimenti non avrebbero potuto scendere in pista il sabato. Il direttore sportivo Franco Lini riferì l’accaduto ai commissari che presero immediatamente dei provvedimenti: la mattina del 10 giugno, il sabato della gara, la Ford avrebbe avuto a disposizione una sessione di prove privata per regolarizzare le coppie. Una decisione che fece scalpore, perché, di fatto, non era mai stata concessa prima.

Come racconta l’Ing. Forghieri nel suo libro (“La Ferrari secondo Forghieri”), fu un altro episodio clamoroso a negare la vittoria ai nostri ed avvenne in gara: intorno a mezzanotte fu comunicato che il sistema di cronometraggio automatico IBM era momentaneamente in tilt perciò le squadre dovevano affidarsi ai propri timekeeper. La Scuderia Ferrari contava su una equipe di professionisti della Federazione Cronometristi Italiani.  Al momento del “blackout” la classifica vedeva in testa la Ford GT40 di Gurney-Foyt seguita a poco meno di un giro dalla P4 di Scarfiotti-Parkes. Durante la notte i cronometristi italiani misurarono un gap costante finché, il mattino seguente, il sistema di cronometraggio riprese a funzionare. All’alba giunge ai box Ferrari la classifica ufficiale: la Ford di Gurney-Foyt è in testa mentre seconda è la P4 di Scarfiotti-Parkes. Ma la sorpresa è grande: il distacco è salito a 5 giri! Immediatamente parte la protesta dai box del Cavallino con Forghieri stesso che si reca da tale Finance, organizzatore della 24h, il quale, dopo averlo ascoltato, risponde: “Mauro, c’est l’argent…”. Sentenza che non lasciò dubbi ai tempi e sconcerta ancora oggi. Per di più la Mk IV in testa perdeva pezzi di carrozzeria tanto che ad ogni sosta i meccanici dovevano rattoppare gli squarci con abbondante nastro adesivo, violando il regolamento, molto chiaro sull’argomento. Di fatto, era vietato correre con la carrozzeria danneggiata.

Epilogo: La corsa a La Sarthe si concluse con la vittoria dell’unica Ford ufficiale rimasta in gara, seguita dalla P4 in rimonta a 4 giri. Quarta la GT40 di McLaren-Donohue a 18 giri dalla P4 dell’Ecurie Nationale belga. Dimostrazione di una Ferrari competitiva e affidabile, che quell’anno conquistò il titolo marche confermandosi superiore a Ford.

P.S.: nel ’69 il tracciato di Le Mans venne modificato con l’aggiunta della Chicane Ford, l’ultima variante prima del rettilineo dei box.

Agazzi Michele

L’immagine raffigurante due Ford, una Bizzarini e una Porsche è di Laurent Cartalade