Dopo essermi perdutamente innamorato alla Le Mans Classic 2018, non ho potuto che approfondire il rapporto. Quel V12 dall’urlo straziante, un grido di battaglia d’altri tempi.
Ferrari 333sp, Maserati MC12 GT1
La prima: Dallara progetta una Sport Prototipo senza compromessi. Costruita per competere nel campionato IMSA (WSC-LMP1), sarà anche protagonista di memorabili incursioni nei campionati europei e alla 24h di Le Mans. Il motore è il glorioso V12 Ferrari 65° da 3997cc, direttamente derivato dal F29 A F1 del ‘92, che gira in altissimo fino a 12,000rpm. Sviluppa 650cv atti a lanciare 860kg verso l’infinito e oltre. Con un rapporto peso/potenza di 1.32kg/cv e l’aerodinamica geniale di Dallara, collezionò, dal 1994 al 2001, 69 pole position, 56 vittorie assolute e 8 vittorie di categoria. L’impresa più significativa è senza alcun dubbio la vittoria di classe (ottava assoluta, davanti a 2 GT1) alla 24h du Mans del 1998; la classifica generale di quell’anno vide Porsche siglare una doppietta con le 911 GT1-98, seguita da Nissan R390, F1 GTR, Panoz Esperante (meraviglia a motore anteriore-centrale). La 333sp era una vettura talmente superiore alle rivali che indusse la federazione americana, dopo la vittoria iridata nel 1995, a imporre restrizioni “ad personam” per tutelare gli altri produttori. Una vera leggenda sportiva degli anni 90, ultima erede della vittoriosa dinastia “sp” Ferrari.
Passiamo alla seconda: campione del mondo GT1 piloti e marche per 5 anni di seguito, dal 2005 al 2009; le campionesse sono tutte del Vitaphone Racing Team, con la “storica” livrea nero-azzurrina. Non sono molte le vetture che hanno dominato a lungo sia mondiale marche che piloti: questa elite è costituita da macchine meccanicamente eccelse e dall’aerodinamica ben affinata (a partire dagli anni 70), come la MC12; non ne siamo sorpresi sapendo che questa GT è nata dalla collaborazione tra Ferrari e Dallara. Il telaio concepito a Varano de’ Melegari accoglie il V12 F140, nato per la Enzo, ed integra un’aerodinamica studiata in galleria del vento, “scolpita” dal lapis di Giorgetto Giugiaro. Il motore è il naturale sviluppo del capolavoro meccanico che spinse la 333sp, portato a 5999cc per 670cv a 7500rpm. Un propulsore dalla spinta inesauribile, che scagliava 1300kg da 0 a 100 in 3”8, e lanciava questo bolide ad andature ben superiori ai 330km/h. Questa Maserati, che di Maserati ha ben poco, fu l’ultima della Squadra Corse modenese a portare in trionfo il Tridente.
Nel caso non ve ne siate accorti, c’è un limpido intento dietro a questo articolo: rendere onore a due campionesse, che condividono molto più che il titolo di “imperatrici”. Due grandiosi simboli del “saper fare” nostrano, in cui è ben visibile l’eccellenza motoristica di Maranello e telaistica di Dallara.
P.S.: avrete ancora il coraggio di ricordarle come “l’ultima sp” e “quella col motore della Enzo”?
Agazzi Michele