Villa d’Este 2024

Inutile girarci attorno: il colpo di scena del 2024 è la Coppa d’Oro alla McLaren F1, auto assolutamente meritoria di tale riconoscimento, ma forse dopo il 2050. E gli equilibri non sono stati affatto riportati in pari dall’assegnazione del Trofeo BMW all’Alfa Romeo 8C 2300, simbolo dell’altra grande tendenza attuale del mondo dell’auto d’epoca.

Ecco quindi la sentenza del lago di Como: youngtimer e originalità. Se qualche anno fa fece scalpore la vittoria dell’incredibile Ferrari 375 MM di Rossellini a Pebble Beach in quanto prima post-war a vincere il prestigioso concorso, cosa dovremmo dire della vittoria di una vettura che in alcuni stati europei non sarebbe ancora considerata d’epoca? Per la 8C invece non possiamo che sottolineare la presenza al concorso di auto di ben altra caratura estetica e storica, sebbene questa sia certamente stata un’edizione con la vistosa mancanza di grandi carrozzerie e grandi palmarès.

Se fosse stato per noi probabilmente la vittoria sarebbe andata alla Maserati A6 GCS di Frua, capolavoro che l’anno scorso abbiamo potuto ammirare ad Hampton Courts, dove vinse contro ben altra concorrenza, e che rappresenta uno dei più bei disegni degli anni ’50. A seguire probabilmente la Ferrari 335S, auto che del resto aveva già vinto qualche anno fa, e forse avremmo puntato anche sull’altra grande Maserati in competizione, la bellissima A6G di Zagato, targata nientemeno che Como.

Scarso invece il successo riscontrato dalle grandi vetture di lusso. Avremmo in particolare sperato per l’Isotta Fraschini 8A di Rodolfo Valentino, la Silver Cloud II LWB, esemplare cabriolet unico, e l’elegantissima 300SC, neppure vincitrici delle rispettive classi.
Un peccato invece per la Bugatti 35C, splendida nella propria decrepita originalità: tenuta insieme solo dallo spirito del Patron e con la vernice che in diversi punti lasciava intravedere non solo la prima mano, ma addirittura la lamiera.

Tra le vetture non papabili per la vittoria, ma molto emozionanti, tre gioielli di periodi molto differenti. Innanzitutto una Delahaye 135 -ex collezione Baillon- recentemente restaurata nell’originale marrone tono-su-tono. A seguire una DB5 Shooting Brake; il retro della coupé ci è sempre sembrato il dettaglio meno riuscito e prenderla col portellone potrebbe essere una buona soluzione.
Infine una RUF CTR, la mitica Yellowbird, portata dallo stesso Alois Ruf: magnifica, sicuramente l’auto su cui avremmo più voluto saltar su.

Insomma, una bella edizione per quanto riguarda le macchine, senza le grandi protagoniste dello scorso anno e anzi con una sfida equilibrata cui non sono mancati i colpi di scena.
Per quanto riguarda il Concorso nel suo complesso il giudizio non può essere altrettanto positivo, ma a riguardo ne parleremo in seguito.


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